Fabio Toscano aveva lanciato il sasso nello stagno raccontando ai giovani partecipanti il processo a Galileo. I ragazzi erano partiti compiendo una serie di ricerche bibliografiche sul rapporto tra scienza-società, scienza-etica, scienza-poteri e scienza-libertà. Dal dibattito che ne era scaturito era emersa l'esigenza di far luce sul significato di libertà, libertà individuale, libertà in un contesto sociale. Durante la presentazione dei lavori e la discussione successiva era affiorato alla coscienza il connubbio conoscenza-libertà. Questo testo ripercorre il processo logico seguito da uno dei partecipanti al dibattito, Francesco, 18 anni:
Tutto il ragionamento è partito dal concetto di libertà. Infatti è necessario chiedersi quale sia il significato della parola libertà per poter poi realizzare un progetto ambizioso come il nostro, dato che ogni società ha un ordinamento etico morale a cui fa riferimento. Questo campo, quello pratico, quello della morale, è ciò che più regolamenta la vita degli uomini e segna la qualità dei rapporti collettivi. La morale è intrinseca nella società. Sebbene la morale possa variare nel corso della storia all'interno di una stessa società, le nostre società hanno ormai riconosciuto nella libertà uno tra i fondamentali parametri di ordinamento pratico. Infatti, dopo secoli di schiavitù, guerre, tirannie siamo arrivati, nel XXI secolo, ad una situazione globale molto migliorata rispetto al passato. Una situazione nella quale buona parte della popolazione usufruisce di quel concetto di libertà di cui stiamo parlando. Credo che alla base di ogni ordinamento dei moderni paesi ci sia il principio di libertà: il che significa che tutti gli uomini sono liberi, che c'è libertà di pensiero, libertà di stampa…
La seconda tappa del ragionamento è cercare di definire più specificatamente il concetto di libertà: sono convinto, infatti, che la libertà di un individuo non possa essere considerata assoluta in nessun modo. Infatti, la libertà concessa ad un individuo è una sorta di patto che i cittadini stringono reciprocamente. La quantità di libertà concessa all'individuo deve essere sufficiente a garantirgli una vita soddisfacente e ricca di possibilità e priva il più possibile di costrizioni. Tuttavia, le costrizioni sopraggiungono sempre.
L'uomo è un animale sociale, una specie che trova la sua forza nella collettività e che quindi non può permettersi il lusso di allontanarsi dal gruppo e vivere in maniera individuale poichè così si ritroverebbe molto più debole e più esposto ai pericoli che mai. L'uomo allora decide di cedere, di limitare, la sua libertà in funzione di una maggiore sicurezza che viene offerta dal collettivo. Se ci pensiamo un attimo, avere più sicurezza significa anche avere più libertà. Un individuo debole, esposto ai pericoli, isolato, è schiavo di ciò che lo circonda e delle sue necessità e, in questo senso, potremmo affermare che le sue libertà sono limitate.
Quindi, il patto della società è un baratto: si cede libertà in cambio di un'altra libertà, la sicurezza.
Tuttavia un individuo che usufruisce della forza del collettivo può anche tentare di ristabilire una sua libertà assoluta, sebbene questo entri inevitabilmente in contrasto con la comunità. Durante il dibattito abbiamo fatto l'esempio di una banda di naziskin che hanno dichiarato pubblicamente ideali anti-semiti e hanno dimostrato una convinta intenzione di utilizzo di mezzi concreti contro individui vittime.
Sono stati arrestati. (Reazione della società)
Qualcuno ha chiesto: ma la libertà di questi naziskin dov'è, se non sono nemmeno liberi di professare i loro ideali?
La mia risposta è stata che professare quel particolare tipo di ideologia viola il patto che è stretto dai membri della comunità in quanto ha il chiaro intento di sopprimere la libertà, concordemente concessa in passato a quel determinato gruppo vittima di individui.
Entra ora in gioco la conoscenza.
Usando le parole "concordemente concessa in passato" mi riferisco al concetto di conoscenza, che assume un ruolo di chiave di lettura delle decisioni e dei comportamenti. Infatti, è solo grazie alla conoscenza che l'uomo ha avuto l'opportunità di riconoscere gli sbagli del passato e di smentire personaggi come Kipling (quando parla della missione dell'uomo bianco di civilizzare le altre etnie) e quindi di riconoscere la sostanziale uguaglianza tra gli uomini, sebbene differiscano nei tratti somatici.
Si delinea così il primo legame tra i concetti di conoscenza e di libertà.
Durante la riunione ne abbiamo introdotto un secondo, fondamentale per la costruzione della società della conoscenza:
con il progredire degli anni la conoscenza si sta andando ad uniformare, almeno in una delle sue parti, con la tecnologia. La tecnologia è ciò che più oggi, come mai prima d'ora, si identifica con la conoscenza. Aumentando la tecnologia, aumenta la conoscenza. E' una crescita esponenziale, implacabile, e che necessità di un ragionamento continuo da parte di intellettuali e filosofi. La conoscenza va legittimata, va testata, va approvata.
Per capire quanto sia rilevante il ruolo della tecnologia oggigiorno, facciamo un esempio preso dagli albori della civiltà umana:
gli uomini primitivi vivevano durante il giorno, durante la notte dormivano. Non potevano, quindi non avevano la libertà di vivere diversamente. Un giorno giunse la tecnologia (la conoscenza): l'uomo scoprì il fuoco. La sua vita mutò. Di giorno cacciava, di notte poteva rimanere sveglio. Poteva cuocere gli alimenti. Migliorò la qualità della vita e di conseguenza essa si allungò. Aumento il tempo "libero". Aumentarono le possibilità umane, aumentò la libertà dell'uomo.
Francesco Furno, 18 anni
mercoledì 17 settembre 2008
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