1- Favorire la libera circolazione delle idee. Per esempio limitando la cultura del brevetto, in modo da creare una conoscenza “opensource”, che permetta a chiunque di attingerne e lavorarci sopra, senza dover sottostare alle rigide leggi dei diritti d’autore;
2- Diversificare l’informazione scientifica. Mantenendo quindi riviste e programmi diretti a un target medio-basso, ai novizi quindi ( se questo comporta anche una semplificazione dei contenuti non ci sono problemi), e potenziando magari una informazione di livello medio, accessibile a chi ha buone basi di scienze, ma non eccelse. Dev’essere il lettore, spinto dalla sua curiosità scientifica, a passare ai livelli successivi e quindi ad argomenti e linguaggi più tecnici.
3- Puntare molto sui caratteri unificanti: per esempio la lingua. Per questo potenziare i corsi scientifici in lingua inglese ( molto poco usati in Italia) in modo da mettere uno scienziato italiano nelle condizioni di discutere di scienze con un qualsiasi altro cittadino europeo, quindi incentivando ulteriormente il lavoro di equipe composte da elementi di nazioni diverse.
4- Favorire lo studio di materie come la storia , in modo da creare una coscienza comune. Magari collegare lo studio di questa all’ambito puramente scientifico, per far ragionare i giovani sull’evoluzione ( le luci e le ombre della scienza) e magari far comprendere le potenzialità e l’influenza che uno strumento apparentemente slegato dalla politica come la ricerca scientifica, può avere sugli equilibri di un continente;
5- Favorire le ricerche universitarie magari interpellando anche imprese private. In questo modo si potenzia la ricerca di base, che può essere un’ottima base per la ricerca applicata di queste aziende private.
6- Sensibilizzare la popolazione sulle “potenzialità scientifiche” del proprio territorio in modo da renderle coscienti dello sviluppo in atto e magari ottenere così aiuti e incentivi. E risaputo che una persona finanzia più volentieri progetti i cui effetti sono molto vicini e sotto l’occhio.
7- Incentivare la “diversificazione educativa”. Bisogna favorire quindi la creazioni di menti in grado di svariare su più ambiti del sapere. Questo tipo di mente è più cosciente degli effetti che la sua opera può avere sotto più punti di vista, non più solo da strettamente legato al suo ambito.
8- Lavorare sugli scambi culturali in modo tale da rendere i giovani “amabasciatori” del loro sapere e metterli di fronte a realtà diverse che possono essere fonte di spunti interessanti. Gli stessi giovani che devono essere anche “profeti o messaggeri” delle informazioni attinte da altre realtà. Favorire quindi le “tavole rotonde” in cui le persone si fanno carico delle loro esperienze mettendole al servizio degli altri e magari prendere spunto da esperienze altrui per risolvere i propri problemi ( che è ciò che fanno enti come Centuria-RIT);
9- Favorire il ricambio generazionale affiancando ai ricercatori più vecchi delle equipe universitarie, in modo da incrementare la trasmissione di esperienze da i ricercatori più anziani a quelli più giovani.
10- Arrivare a dare una maggiore visibilità alla ricerca scientifica o a progetti come questo, smettendo di relegare le pagine scientifiche a un inserto di 2 colonne nei quotidiani o dando risalto a questi solo in occasione dei premi nobel (anche in questo caso il risalto è minimo).
giovedì 9 ottobre 2008
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