"Dando un'occhiata in qua e in là tra vari documenti e fogli volanti, avendo avuto l'occasione di leggere e apprezzare gli ultimi interventi su questo blog da parte dei miei compagni e frequentando un corso di studi che mi permette di avere una discreta apertura mentale, dovuta al fatto che viene data molta importanza alle materie umanistiche, ho forse individuato un possibile consiglio, o perlomeno un'idea, una bozza. Ecco il mio pensiero, sperando di non risultare troppo banale:
ho avuto modo di riscontrare che uno dei grandi pilastri su cui la società della conoscenza si dovrebbe fondare è quello della comunicazione. La comunicazione, questo ci viene insegnato agli albori della nostra infanzia, avviene attraverso un canale, il dialogo. Dunque, come poter dialogare con l'Europa? Come poter arrivare ad una efficiente collaborazione tra i singoli individui?
Ragazzi, io sono convinta che, in qualche modo, all'interno della formazione di un giovane (e questo sicuramente influirebbe anche sul livello culturale di ciascuno, portando ad un innalzamento del livello) debba essere inserito lo studio di lingue straniere, almeno due (escludendo la lingua madre). So perfettamente che lo studio di due lingue straniere è già stato inserito da anni all'interno delle scuole, ma a mio avviso bisognerebbe fare sì che venissero trattate tematiche più serie, venissero organizzati dibattiti in lingua e incentivare, attraverso un programma delle scuola, la comunicazione tra i giovani, tramite e-mail o cartaceo, dal momento che essi sono la base del futuro. Non limitarsi alla conoscenza delle più elementari strutture grammaticali, ma essere in grado di elaborare e esprimere, argomentando, la propria opinione. Senza dubbio, l'inglese dovrebbe acquisire più importanza, nel senso che spesso viene sottovalutato dagli alunni e giudicato come materia "ostica". C'è chi è più portato e chi meno, ma se iniziato ad insegnare nella prima infanzia e studiato per un numero di ore significative; in più, la trasmissione delle lingue straniere, ovvero l'insegnamento, dovrebbe essere svolto da parte di insegnanti madrelingua. Quello che voglio dire è: perché non cercare di avere sul serio una lingua comune, parlata e compresa da tutti (un po' come si era tentato di fare negli anni Settanta con l'Esperanto, che però fallì).
Un altro aspetto su cui mi vorrei soffermare è quello della conoscenza.
Stiamo cercando di lavorare per giungere alla creazione di una Società Europea della Conoscenza, dunque, per prima cosa, bisognerebbe proprio imparare a conoscere. Conoscere non solo nozioni o teorie, ma conoscere "l'altro". Come possiamo pensare di collaborare con gli altri cittadini europei se non li conosciamo? Quindi sono fermamente convinta che all'interno dell'istruzione dei giovani del futuro, a livello europeo, si debbano svolgere programmi di ampliamento culturale riguardo le nazioni facenti parte dell'Unione Europea, perché di fatto siamo una grande Comunità, ma mancano i rapporti e spesso questa non-conoscenza genera pregiudizi, xenofobia o razzismo. Per ampliamento culturale intendo dire studio culturale, ma anche geografico e storico per esempio, di Paesi come Francia, Germania, Spagna e tutti gli altri.
Tuttavia però, per basarsi su questo, sarebbe bene ci fosse un ritorno, da parte di tutti, ai cosiddetti valori: il rispetto prima di tutti.
Se non impariamo a rispettarci, potremmo apprendere e applicare tutte le nozioni che vogliamo, ma non si avrà mai un adeguato spirito di collaborazione, grazie al quale può nascere la Società Europea della Conoscenza.
Ultimissima cosa, che è più una provocazione: non pensate che il Parlamento Europeo sia poco legiferante e troppo propositivo? (questa è una domanda che mi è sorta, ma sulla quale devo ancora riflettere! Credo però che possa essere una possibile bozza.)
Sperando di non avervi annoiato e sperando di avervi dato qualche spunto...
Giulia "
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