• La conoscenza deve essere democratica ma chi detta legge? Non si rischia di passare da un tentativo di unificazione- società della conoscenza- a un’omologazione in cui chi ha il monopolio economico per esempio domina sugli altri
• La società della conoscenza si basa sulla scienza ma si può fare scienza su tutto, ci dovrebbe guidare il buon senso..ma come può esistere un buon senso universale?
• L’obiettivo è quella di creare l’unità dalle diversità, non crediate sia giusto mantenere queste diversità? Temo che voler creare una società della conoscenza sia un po’ un’utopia forse sarebbe meglio pensare prima che a una società della conoscenza a un miglioramento dei canali della conoscenza. Mi spiego: se è una società della conoscenza, la prima cosa a cui pensare è secondo me quella di dare a tutti la stessa possibilità di conoscenza, la stessa opportunità di conoscenza, ci deve quindi essere un “canale extranazionale” che faccia circolare tutta la conoscenza, senza porsi problemi di interessi economico-politici. Chiediamoci: come creare questo canale extranazionale?
Prendendo spunto dal caso italiano mi viene da dire, per esempio, che ci dovrebbe essere un giornale accessibile a tutti (che non sia Focus, che non siano le scienze, una via di mezzo tra i due). So che in altri paesi questa via di mezzo esiste già, ma il punto è proprio qui: in tutti i paesi ci deve essere questa opportunità, cosa ne pensate? Avete altre idee per risolvere questo problema?
• Non si può pensare di diventare improvvisamente tutti esperti di scienza anche perché forse non a tutti interessa, non credete che la conoscenza che circola debba essere una conoscenza prima di tutto di base?
• In questi mesi abbiamo parlato tanto di curiosità, uno dei suggerimenti potrebbe essere quello di stimolare la curiosità dei giovani alla conoscenza in modo che si possano spontaneamente avvicinare ad essa senza dover essere obbligati. Devono essere quindi create le condizioni per le quali autonomamente ci sia la partecipazione dei singoli.
• Far capire ai cittadini della società della conoscenza che questo tipo di società è vincente. La scienza ha fatto fare passi da gigante all’uomo, il futuro sta nella scienza. Tutti ne devono essere consapevoli. Bisogna sensibilizzare il cittadino europeo.
• L’informazione deve essere comprensibile a tutti. Credo che molte persone oggi “temano” la scienza, la evitino per paura di non esserne all’altezza, non tanto per disinteressamento
• L’informazione deve essere rapida e proveniente da un unico canale, questo eviterebbe la divulgazione di false notizie
• Interdisciplinarità della comunità scientifica: ci deve essere dialogo tra le parti
• Ogni paese deve produrre e ricevere conoscenza. Certo all’inizio ci sarà chi produce solo e chi al contrario riceve solo, ma l’obiettivo deve essere quello di trovare un equilibrio tra le due parti.
• In Italia è forte l’influenza e l’ingerenza del potere religioso, qual è la situazione negli altri paesi? Quale deve essere il rapporto tra la società della conoscenza e il potere religioso?
• Credo che non ci sia una conoscenza certa, ogni punto d’arrivo deve essere punto di partenza in modo che la ricerca non si fermi mai
• necessità di una sola organizzazione extranazionale che medi il rapporto tra imprese, ente di ricerca e stati (il modello che ho in mente è Centuria di cui ci ha parlato Beccari)
• liberare la creatività: non dobbiamo pensare che dal momento che si parla di scienza non si possa parlare di creatività.
• Essere critici nei confronti della conoscenza: rischiamo che se no diventi ideologia
• Pensare alla scienza come cultura di cui il cittadino ha bisogno
(Cecilia Sereni Lucarelli)
giovedì 9 ottobre 2008
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